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Il Guardiano Immortale - Cap 1

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CristianaLeone's avatar
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Parte Prima - Una remota speranza

1.
LA BAMBINA DI TENEBRA


Mi hai uccisa.
Maledetta…
Tu mi hai strappata dal mondo!


La pallida bambina bionda la fissava con quei suoi occhi completamente bianchi, vomitata da un'impenetrabile nebbia nera dietro di lei. Protendeva la mano, stringendole il collo in una morsa d'acciaio. E lei era incapace di parlare, di muoversi. Non poteva reagire. Il senso di colpa la schiacciava togliendole il respiro, pesante come un'incudine, mentre quella manina ghiacciata che le stava strappando la vita era irremovibile. Percepì, come un brivido gelido, il tocco della morte. Il cuore le batteva all'impazzata, come se tentasse di esplodere, come unica via d'uscita per scappare da quello sguardo e da quella morsa. Non si muoveva quell'orribile, maledetta bambina. Stringeva e stringeva, sempre più forte. Troppo forte.

Mi vendicherò…
Maledetta!


Ria si svegliò di soprassalto, tirandosi su a sedere con uno scatto. Aveva il respiro affannato e la fronte imperlata di sudore. Tremava. Con la morte nel cuore si portò d'istinto la mano a sfiorare il collo. Ancora questo maledetto incubo… pensò, mentre il raziocinio tornava a farsi spazio in quel terrore che ottenebrava la sua mente. Gli occhi le si erano velati di lacrime di frustrazione.
"Stai bene..?" domandò con un fil di voce Kyed, che la fissava allarmato seduto davanti al bivacco.
La sua voce riportò bruscamente Ria alla realtà. La ragazzetta si voltò accigliata verso il guerriero, lanciandogli un'occhiataccia. I grandi occhi neri, dal taglio felino, erano cupi e sconvolti come il mare in tempesta. Ma non poteva dimostrarsi debole di fronte a nessuno. E meno che mai di fronte a lui.
Si concesse lunghi secondi per riprendere fiato e cancellare totalmente l'espressione scossa ed impaurita dal suo viso d'adolescente, sforzandosi di indossare la solita maschera di freddezza e distacco.
"Ti do il cambio" rispose asciutta, sprezzante, mentre scattava in piedi con l'agilità di un gatto, ma al contempo stringeva i pugni più forte che poteva, nel timore che lui potesse accorgersi che le sue mani tremavano.
Al tenue bagliore del fuoco da campo, Kyed la fissò a lungo, studiandone con attenzione ogni minimo gesto. Poi sbuffò piano, scuotendo il capo e alzandosi anche lui, contro voglia.
"Come vuoi…" borbottò arrendevole, mentre si allontanava di pochi passi e distendeva il mantello per terra, lasciandocisi poi cadere sopra, stancamente.
Ria passeggiò per qualche minuto su e giù intorno al fuoco, scoccando occhiate furtive a Kyed per assicurarsi che lui non la stesse più guardando. Poi si abbandonò ad un lungo sospiro e, presa la borraccia dallo zaino da viaggio, si mise seduta a gambe incrociate accanto al fuoco. Bevve un po' d'acqua fresca, che in parte calmò quel tumulto ancora pressante nel suo animo.
Poco più che adolescente, sembrava immensamente piccola e fragile per via di quel suo corpicino sottile, dalle forme appena accennate, che si sviluppava in poco più di un metro e mezzo d'altezza. Nonostante le apparenze, però, era allenata, abbastanza agile e forte da mettere in difficoltà qualsiasi spadaccino, sebbene la sua specialità fosse l'arco. Nel visetto delicato, dall'incarnato bianco e fresco, erano incastonati come pietre preziose i grandi occhi neri, curiosi, a volte sfrontati. Corti capelli biondi e lisci, un po' spettinati, incorniciavano il volto conferendole un'aria sbarazzina, da maschiaccio.
Stava iniziando la primavera e la temperatura era mite. Specialmente vicino al fuoco. Ria indossava semplici abiti da viaggio: pantaloni di cuoio non lavorato, neri, che si perdevano dalle ginocchia in giù negli alti stivali di pelle marrone. Un alto cinturone stringeva alla vita la casacca color panna, orlata di semplici ricami verdi. Sulle spalle aveva il mantello bordeaux allacciato al collo da due nastri dello stesso colore e sul torace pendeva un ciondolo di pietra levigata, semplicissimo, spesso nascosto dal corpetto in cuoio che indossava sopra i vestiti come protezione.
Ria, aggiustando il mantello sulle spalle, sollevò lo sguardo a cercare le stelle che rischiaravano il cielo sereno con il loro bagliore vellutato. Jigaran e Naragij, le stelle gemelle e opposte della fortuna e della sventura, erano le più luminose di tutte e si fronteggiavano quasi con sfida ai lati della volta celeste. Prima del periodo della semina, i contadini le omaggiavano entrambe con una serie di feste, offerte di cibo e danze tradizionali, per ottenere i favori dell'una e la clemenza dell'altra. La vista di quei diamanti incastonati nella volta celeste contribuì a ridarle la tranquillità che cercava e poi, lentamente, lasciò che lo sguardo scivolasse a scrutare le sagome nere dei monti contro il cielo scuro, a nord-ovest.
Là c'era Valar, la capitale del regno di Kherming, sovrastata dalle guglie scure della fortezza reale abbarbicata sulla sommità del Monte dei Tre Eroi. Lei e Kyed avevano lasciato la città quella mattina all'alba per dirigersi a sud-est, dove la macchia nera, informe e minacciosa della foresta di Ardeithan non vedeva l'ora di inghiottirli nelle sue impenetrabili fauci, impaziente di averli per sé. Si diceva che nessuno fosse mai tornato vivo da quell'immensa foresta, la più vasta di tutte le terre di Kherming, e che nascondesse nel fitto degli alberi secolari misteri oscuri e creature d'ogni genere. Ria deglutì, scuotendo il capo tra sé e sé, mentre una lieve ansia le strinse lo stomaco in una morsa fugace ma gelida.
La paura dell'orribile sogno, intanto, era svanita e, più lucida, cominciò a ripensare all'incubo. La torturava da sempre, quasi ogni notte. Sempre uguale, in quell'immutabile crescendo di terrore. Sebbene le fosse così familiare, ogni volta era come viverlo per la prima volta e non era mai riuscita a spiegarsi il suo significato. Chi era quella bambina orribile? Perché l'accusava di averla uccisa quando lei non aveva mai assassinato nessun bambino? Eppure il senso di colpa che provava durante quel sogno era tangibile ed opprimente come un sudario incollato al corpo. Sospirò sconfitta, rinunciando ad arrovellarsi su questioni che sapeva benissimo non avere risposta. Bevve ancora un sorso d'acqua, per poi lanciare una nuova occhiata a Kyed che sembrava dormire,  e infine spostare i grandi occhi a cercare le sagome dei cavalli poco distanti, assicurati con le redini ad un albero.
La radura era silenziosa e serena. Forse troppo. Qualche lucciola lampeggiava tenue tra i cespugli di biancospino, mentre in lontananza qualche uccello notturno lanciava i suoi squillanti richiami in cerca della femmina. Tutto era calmo e tranquillo, a quanto pareva. Tutto. Tranne lei.
E lei sapeva benissimo che non era solo il sogno a renderla nervosa. Era ancora vivida ed intensa la rabbia del giorno prima, di quel maledetto giorno in cui aveva visto per la prima volta Kyed. Il sommo druido, re Ilfreug ed il proconsole dell'esercito di Kherming, erano riuniti intorno al tavolo per il consiglio di guerra. La salvezza del regno di Kherming era nelle loro mani. Ria era alle spalle del sommo druido, in piedi, marziale, immobile. Era la sua migliore guardia del corpo, appartenente alla classe guerriera dei druidi ed essere lì era un grande onore per lei. Di fronte, dall'altra parte del tavolino, dietro le spalle del re, c'era Kyed, il comandante della guardia reale. L'aveva visto chiaramente sgranare gli occhi e rimanere interdetto non appena l'aveva vista entrare. Per poco non gli era caduto l'elmo dalle mani per la sorpresa. E lei, lì per lì, aveva sorriso inorgoglita, immaginando il suo stupore nel vedere che il guerriero di maggior fiducia del sommo druido era niente di meno che una ragazza. Una femmina, già.
E mentre la riunione si svolgeva affannata e preoccupata, poteva sentire i continui sguardi del comandante su di lei. Le pareva quasi di sentirlo mentre si chiedeva come fosse possibile che una ragazza fosse tenuta in tanta considerazione. Una femmina, un essere inferiore. Povero illuso. Non c'era voluto molto perché Ria lo liquidasse dai suoi pensieri come il solito scimmione maschilista. Ed infatti di lì a poco le avrebbe dato ragione. Non appena era stata espressa la necessità di mandare una persona di fiducia per svolgere la missione da cui sarebbero dipese le sorti del regno ed era stato fatto il nome di Ria, egli si era subito proposto di accompagnarla, prendendo parola senza nemmeno essere interpellato.

"Una ragazza…" "Da sola…" "E' pericoloso. In due ci sono più chance."

Ecco con quali stupide scuse aveva giustificato le sue intenzioni. Non era servito a nulla l'intervento del sommo, che proponeva un altro druido che l'accompagnasse. No. La guardia reale sarebbe rimasta fuori dalla missione? Che garanzie avrebbe avuto Kherming? Kyed l'aveva sminuita di fronte agli occhi di tutti e aveva convinto fin troppo facilmente il re il quale, nonostante le proteste del sommo druido, non aveva voluto sentire ragioni. Ria non aveva mai detestato tanto una persona come aveva detestato Kyed in quel momento. Avrebbe voluto ucciderlo, sgozzarlo come un cane, ma le decisioni del re non si potevano discutere ed era stata costretta a chinare il capo e a mandare giù l'amaro boccone.
L'idea di strangolarlo o avvelenarlo mentre dormiva ignaro, ora che era poco distante da lei e indifeso, le sfiorò la mente solo per un attimo. Un pensiero suadente ed allettante, subito seguito dalla consapevolezza che non era possibile uccidere un uomo così, senza un valido motivo. E soprattutto un vero druido non l'avrebbe mai fatto. E poi, la missione veniva prima.
Mentre si arrendeva all'idea che non poteva far altro che viaggiare con lui, la spiacevole ma netta sensazione di sentirsi osservata cominciò a catalizzare i suoi pensieri. Poi un rumore sommesso frusciò tra le fronde dei cespugli vicini. La ragazzetta s'accigliò rimanendo in ascolto, allertando i sensi. Quindi, sentendo che il fruscio continuava a scatti, in una direzione non ben definita, socchiuse gli occhi. Le dita sottili e affusolate andarono a cercare rapide e sicure il talismano appeso al collo: niente di più che una piccola pietra nera, screziata di pagliuzze ambrate, perfettamente levigata e di forma ovale, tenuta da una semplicissima cordicella grezza. Dischiuse le labbra per pronunciare silenziose parole arcane, concentrandosi sul contatto delle dita con la pietra. Ed ecco che, lentamente, la magia invocata prese a rifluire nel suo corpo come un brivido caldo e sensuale. La sua mente si aprì, espandendosi oltre il limite della sua stessa persona, aiutata dall'elemento che aveva invocato: l'aria. Nel dilatarsi, trasportata dall'atmosfera, la sua coscienza sfiorava tutto ciò che incontrava, a cominciare dal fuoco, caldo e assetato d'ossigeno davanti a lei, alla rada erbetta che si lasciava cullare agli aliti di brezza. E poi al respiro di Kyed, che non era affatto quello di una persona che stava dormendo. E ancora, più in là, quello tranquillo e vigoroso dei cavalli. Attraverso l'aria, le giungevano anche tutti gli odori lì intorno, anche quelli più impercettibili, che come un'ondata di fragranze disparate,  quasi le tolse il respiro. Ancora uno sforzo di concentrazione e la sua coscienza raggiunse le fronde dei cespugli lì intorno, addentrandosi nell'intrico di rametti e fogliame per scoprire una infinità di insetti intenti nelle loro notturne operazioni. Infine direzionò la sua coscienza allenata a raggiungere ciò che aveva prodotto il fruscio. Avvertì appena il suo vago calore e riuscì a localizzare con precisione la sua posizione. Concentrando tutta l'attenzione sulla creatura poteva recepire chiaramente il suo piccolo respiro affannato, l'aria che, sinuosa, ne carezzava la folta pelliccia morbida e le lunghe orecchie nervose. Riuscì ad avvertire anche il movimento continuo e rapido del nasino e la posizione tesa e rigida del collo. Sorrise, comprendendo che non era altro che un coniglio selvatico in allerta. Mantenne lo stato di coscienza alterato dalla magia ancora per poco, il tempo necessario per espandere al massimo delle sue possibilità la propria coscienza e verificare che, oltre all'innocuo coniglio, non ci fossero pericoli negli immediati dintorni. Infine, soddisfatta, richiamò a sé la propria mente, che come una mareggiata violenta rifluì verso di lei, lasciandola senza fiato. Intanto il brivido della magia le percorse languido tutto il corpo fino alla mano destra per poi tornare, attraverso le dita, ancora sulla pietra, nel talismano. Riaprì gli occhi sbattendo piano le ciglia e prendendo un lungo respiro. La magia, anche se semplice e di facilissima esecuzione, le aveva tolto una piccola parte della sua energia e lei lo sentiva chiaramente, ma c'era abituata. Era una sensazione che sarebbe durata solo qualche attimo. Con un sospiro, finalmente più tranquilla e controllata, abbracciò le proprie ginocchia per poi appoggiarci sopra il mento.
In breve tempo, lo sguardo della minuta ragazzetta si perse nel fuoco, lasciando che questo regalasse sul suo viso delicato luminescenze dorate, mentre le fiamme si riflettevano danzando nel nero dei suoi occhi. Rimanendo così, immobile, avvolta nel silenzio della notte, si lasciò andare ai suoi pensieri, con la speranza che l'alba sarebbe arrivata presto.
EDIT E di nuovo dopo innumerevole tempo, torno sulla mia storia... ^^' Ho riletto il primo capitolo e apportato qualche lieve modifica, specialmente nella punteggiatura e in qualche ripetizione e imprecisione. Non ci sono modifiche sostanziali, ma dato che ho intenzione di postare il seguito, volevo rivederlo un attimo! Tutto qui! ^_^

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*** ONLY ITALIAN... SoRRY!!!***


Ho scritto questo capitolo verso la fine del 2007, dopodichè l'ho lasciato lì, ad accumulare polvere fino all'anno seguente, dove l'ho ripreso, riaggiustato e continuato.
La storia, in realtà, ce l'ho in mente da parecchi anni. Penso che fosse il 2001 o il 2002 quando per la prima volta ho creato i pg di Kyed e Ria e dato una forma primordiale alla storia. Nel corso degli anni è rimasta quella, solo ho aggiunto particolari e organizzato tutto ciò che poteva stare "intorno". Contesto, personaggi secondari, poteri, dettagli, ecc.

Tra il 2008/2009 sono andata molto avanti. Ho scritto tutta la prima parte (19 capitoli) e sono a metà della seconda... (che sarà sempre di 19 capitoli).

L'ho fatto leggere solo a un paio di persone... Ma mi piacerebbe avere altre opinioni. E magari semmai vi dovesse piacere, potrei continuare a postare! Siate sinceri!! :D

Per vedere alcuni disegni, studi e schizzi sui personaggi =>[link]
Buona lettura... semmai voleste leggerlo! :rofl:


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Secondo capitolo:
[link]
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Comments41
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AzulMarina91's avatar
Per ora ho letto solo questo capitolo e mi piace già. Io trovo che le tue descizioni siano curate e che non vadano affatto ad appesantire la storia...adoro già Kyed e Ria (grazie soprattutto ai tuoi disegni) e non vedo l'ora di conoscerli meglio :) e ho apprezzato molto l'idea del flashback in cui vai a raccontare del primo incontro tra i due...è stata davvero una bella idea.